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A Camerino si venera nella chiesa omonima la pietra di S. Venanzio; il santo ne fece scaturire una fonte miracolosa, che ancora esiste fuori città, per dissetare i soldati romani mandati ad ucciderlo. La pietra avrebbe poteri taumaturgici per vari mali, specialmente per l'emicrania. Nel territorio di Montemónaco una modesta grotta quasi in cima al M. Sibilla sarebbe stata la favolosa reggia di una Sibilla, di cui numerosi scrittori del '400 e del '500 narrarono mirabolanti storie di incantesimi, fra le quali quelle di Guerino il Meschino. Secondo una credenza il M. Sibilla sarebbe il monte di Venere della leggenda, resa immortale da Wagner nel Tannhäuser. Secondo questa leggenda, nella montagna era nascosto un paradiso di piaceri e di mollezze, di cui un uomo coraggioso poteva godere purché ne uscisse entro un anno. L'eroe ne esce in tempo per chiedere al Papa perdono dei suoi peccati, ma con l'esempio di un ramoscello ormai secco che non può rinverdire, il pontefice glielo nega. Ma dopo tre giorni il ramoscello miracolosamente rinverdisce testimoniando la divina misericordia, e Tannhäuser è liberato dal peccato. Sempre nella zona di Montemónaco è il lago di Pilato, un modesto bacino glaciale sotto alte rupi; secondo una leggenda, sarebbe stato formato dalle acque con cui si lavò le mani Pilato e, secondo un'altra, ne occulterebbe il cadavere trasportatovi dal diavolo. Il luogo era creduto nel Medioevo un punto di ritrovo per demoni e mostri. |
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